29 aprile 2010

Un appello urgente da Trama di Terre : Aiutiamo Cristina a tornare a casa!

Accogliere per Trama di Terre ha significato diventare parte delle storie di vita di tante donne che in questi 12 anni abbiamo ospitato.

Come una seconda pelle che odora e respira in simbiosi con la prima, ci si fa abitare da vissuti fragili, fatti di sogni e desideri mai tradotti in una vera quotidianità o da storie che raccontano di donne forti con vite complesse che non avranno però futuro.

Una di queste è la storia di Cristina Ignazia Guzman Astacio nata 35 anni fa a San Pedro, un paesino di 300 abitanti nella Repubblica Dominicana, da una famiglia contadina molto povera. Quattro figli e un compagno che fa lavori precari.

Nel 2006, quando la bimba più piccola compie due anni, prende la decisione di partire per l'Italia a lavorare, per garantire un futuro dignitoso ai suoi figli.

Arriva ad Imola, dove vivono alcuni parenti, e presso una famiglia imolese comincia il lavoro di operatrice di cura.

Un anno e mezzo fa le viene diagnosticato un tumore al seno, l'operazione sembra ben riuscita e lei continua a lavorare anche durante la chemioterapia. Quando sembra che tutto sia finito il tumore torna fuori in una forma ancora più aggressiva, passa a fegato e polmoni, ora è in metastasi e, a detta dei medici, non c'è più niente da fare.

Cambiare il finale di questa storia è possibile solo in parte.

Possiamo fare in modo che Cristina possa tornare al più presto in Repubblica Dominicana per passare i suoi ultimi giorni con i figli e i genitori.

Purtroppo non ci sarà un volo di stato a riaccompagnarla a casa, né qualcuno che la ringrazierà per essersi sostituita alle carenze del nostro welfare state.

Toccherà ancora una volta a coloro cui è rimasto un briciolo di empatia sociale garantire ad una donna di 35 anni che ha lavorato per noi almeno di morire vicina a chi ama.

Per tutto questo e molto altro ancora, vi chiediamo di contribuire al suo rimpatrio con una donazione che potete fare passando direttamente presso il Centro Interculturale delle donne, in via aldrovandi, 31, Imola (Bo), o con un bonifico bancario intestato a:

Associazione Trama di Terre – causale “ ritorno a casa di Cristina”.

IBAN IT 64 G 06385 21000 07400007807 K

Banca Carisbo, filiale di via Cavour a Imola (Bo).

Grazie, le donne di Trama di Terre
Imola, 27 aprile 2010

IL 5 per mille alle donne afghane



Cliccando qui potete accedere al sito Osservatorio Afghanistan che vi fornirà tutte le informazioni sulle attività del CISDA (Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afgane)
Codice fiscale 97381410154
e sulle modalità per il versamento del 5 per mille.

19 aprile 2010

Votiamo per Malalai Joya


DAL CISDA
Malalai Joya è stata nominata per l’8° edizione del Premio per i Diritti Umani a nomina diretta Human Rights Awards People’s Choice Honoree.
Datele il vostro voto!

(Prima bisogna registrarsi con una password, poi si procede speditamente con un click)

VOTATE QUI

http://contest.humanrightsaward.org/entries#39102

Boicottiamo l'Omsa in solidarietà con le lavoratrici licenziate!


Omsa va in Serbia? C’è chi la boicotta.


Dal SALVAGENTE del 15 aprile 2010

Amiche e amici,

vi porto via un po’ di tempo raccontandovi quello che sta succedendo in questi giorni a Faenza, più o meno. nell’indifferenza generale.

Lo stabilimento Omsa sta per essere chiuso, non per mancanza di lavoro, ma per mettere in pratica una politica di delocalizzazione all'estero della produzione per maggiori guadagni. Il proprietario dell'Omsa, il signor Nerino Grassi, ha infatti deciso di spostare questo ramo di produzione in Serbia, dove ovviamente la manodopera, l'energia e il carico fiscale sono notevolmente più bassi. Questa decisione porterà oltre 300 dipendenti, in maggior parte donne e non più giovanissime, a rimanere senza lavoro.

Le prospettive di impiego nel Faentino sono scarse e le autorità hanno fatto poco e niente per incentivare Grassi a rimanere in Italia o per trovare soluzioni occupazionali alternative per i dipendenti, salvo poi spendere fiumi di parole di solidarietà adesso che non c'è più niente da fare.

Da giorni le lavoratrici stanno presidiando i cancelli dell'azienda, al freddo, notte e giorno, in un tentativo disperato di impedire il trasferimento dei macchinari.

Le lavoratrici Omsa invitano tutte le donne ad essere solidali con loro, boicottando i marchi Philippe Matignon - SiSi - Omsa - Golden Lady - Hue Donna - Hue Uomo - Saltallegro - Saltallegro Bebè - Serenella e vi sarebbero grate se voleste dare il vostro contributo alla campagna, anche solo girando questa mail a quante più persone potete se non altro per non alimentare l’indifferenza.. Le lavoratrici Omsa ringraziano per l’aiuto e il supporto che vorrete dargli quali ennesime vittime di una legislazione che protegge sempre più gli interessi unicamente lucrativi degli imprenditori che non la vita e la condizione lavorativa dei dipendenti

Un gruppo di lettrici

12 aprile 2010

Solidarietà delle Donne in Nero di Bologna a Emergency - FIRMIAMO L'APPELLO

Esprimiamo tutta la nostra solidarietà a Emergency per il violento attacco che sta subendo da parte di chi non vuole che in Afghanistan ci siano testimoni indipendenti della sporca guerra condotta dalle truppe afghane e straniere che miete ogni giorno un gran numero di vittime civili.
L'ex deputata afghana Malalai Joya, di recente nostra ospite a Bologna, ci ha spiegato che il popolo afgano deve attualmente difendersi da tre nemici : i Talebani, i Signori della guerra che sono ancora al governo e le truppe di occupazione straniera e a tale proposito ha invitato ad ascoltare il suo appello ai parlamentari italiani perché si voti per il ritiro dell’ esercito italiano dal Paese, affinché la popolazione possa autonomamente lottare contro i nemici interni.
Ci auguriamo che i tre operatori italiani siano liberati al più presto e che cessi immediatamente la campagna di diffamazione verso una ONG che ha dimostrato nei fatti da tanti anni di stare dalle parte dei più deboli, senza alcuna compromissione di tipo politico in Afghanistan come in altri parti del mondo.
Rinnoviamo quindi l'invito a firmare l'appello al link di Emergency.

MERCOLEDI' 14 APRILE : Assemblea coordinamento BDS e conferenza stampa

MERCOLEDI' 14 APRILE 2010 ore 20,30 Sala del Baraccano via Santo Stefano, 119

Il Coordinamento BDS Bologna:Donne in Nero, Comitato Palestina Bologna, Pax Christi punto pace Bologna, Mashi - Orme in Palestina, Ya Basta, Federazione RdB, Gruppo Studio Politecnico 09 invita all'iniziativa di presentazione della campagna BDS:
Il boicottaggio verso Israele: uno strumento non violento per la difesa della della legge internazionale e dei diritti umani, per una pace giusta in Palestina

Interverranno all'assemblea:
Padre Raed Abu Shalia: Parroco di Taybeh (Cisgiordania, Palestina) e membro del Comitato Kairos Palestine che ha redatto il documento delle chiese cristiane di Palestina a sostegno della campagna BDS
Giorgio Forti: di Rete ECO - Ebrei Contro l'Occupazione, Professore Emerito di Biochimica Vegetale della Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali (Università di Milano)
Martina Pignatti: del Gruppo BDS Pisa e Stop Agrexco Italia, Docente di Peacebuilding e Peacekeeping (Università di Pisa)

Nel 2005 circa 170 organizzazioni della società civile palestinese hanno lanciato la Campagna per il Boicottaggio, il Disinvestimento e le Sanzioni (BDS) contro l'occupazione militare e la colonizzazione israeliana dei territori palestinesi e contro la politica di apartheid dello stato di Israele verso i palestinesi.
La Campagna BDS è cresciuta in molti Paesi del mondo con la partecipazione attiva di organizzazioni della società civile, sindacati e gruppi religiosi, trovando anche l'adesione di organizzazioni israeliane, della comunità cristiana palestinese, e di organizzazioni ebraiche internazionali, come l'European Jews for a Just Peace (EJJP).
In Italia la campagna BDS ha preso il via in maniera significativa nel 2009, dopo l'assemblea nazionale di Roma in febbraio e quella di Pisa in ottobre.
Il Coordinamento Campagna BDS Bologna propone a tutti i soggetti interessati, associazioni e singole/i, di lavorare insieme per sviluppare iniziative di boicottaggio efficaci sul territorio.
Per informazioni:
info.bdsbologna@gmail.com - www.boicottaisraele.it - www.stopagrexcoitalia.org

11 aprile 2010

FIRMA L'APPELLO- Da Peacereporter : Afghanistan, fermati a Lashkargah tre operatori italiani di Emergency

FIRMA L'APPELLO IN SOLIDARIETÀ


10/04/2010

Tre operatori italiani dell'ospedale di Emergency a Lashkargah, nella provincia meridionale di Helmand, sono stati fermati dalle forze di sicurezza afgane e dalle truppe britanniche Isaf (entrate armate nell'ospedale: VIDEO) con l'accusa di coinvolgimento in un complotto per organizzare attentati suicidi e per assassinare il governatore locale, Gulab Mangal.
I tre italiani sono Marco Garatti, coordinatore medico del progetto di Emergency in Afghanistan, Matteo Dell'Aira, infermiere capo dell'ospedale di Lashkargah, e Matteo Pagani, logista dello stesso ospedale.
Assieme a loro sono stati fermati altri sei dipendenti afgani dell'ospedale.
Secondo Daud Ahmadi, portavoce del governatore di Helmand, le forze di sicurezza che hanno fatto irruzione nell'ospedale di Emergency hanno trovato nel magazzino dell'ospedale giubbotti esplosivi, granate e armi da fuoco.
Non si sa dove i nove fermati siano detenuti. La sede milanese dell'ong non e' ancora riuscita a parlare con loro.

La reazione di Emergency. "Quando abbiamo provato a chiamare il telefono di uno dei nostri operatori - ha dichiarato Maso Notarianni, responsabile comunicazione di Emergency - ha risposto un uomo che si e' qualificato come appartenente alle 'forze britanniche Isaf', ci ha assicurato che gli italiani erano con lui e stavano bene, ma non ce li ha passati".
"L'accusa di un qualsiasi complotto o del favoreggiamento di qualsiasi azione violenta è assolutamente ridicola", ha detto Notarianni. "Chiunque, qualsiasi afghano medio, ridirebbe del fatto che qualunque membro dello staff di Emergency possa complottare alcunché. Dal ministro Frattini ci aspettiamo che faccia immediatamente rilasciare i nostri medici e che esiga che la situazione torni alla normalità. L'ospedale di Lashkargah opera in una situazione difficile nella provincia di Helmand è in corso da settimane un'operazione militare che ha colpito molti civili, che spesso non potevano ricevere alcun soccorso".
La Farnesina, dal canto suo, "ribadisce la linea di assoluto rigore del governo italiano contro qualsiasi attività di sostegno diretto o indiretto al terrorismo in Afghanistan, così come altrove" e che "i medici italiani in stato di fermo lavoravano in una struttura umanitaria non riconducibile ne' direttamente ne' indirettamente alle attività finanziate dalla cooperazione italiana".

La parole di Gino Strada. Per Gino Strada, fondatore di Emergency, "Le accuse mi sembrano delle assurdità talmente grosse da non prenderle in considerazione. Mi auguro che nessuna anima bella le prenda in considerazione: e' come se in Italia si facesse circolare la voce che Don Ciotti sta complottando per uccidere il papa, e mi scuso con il mio amico per questo esempio. È vero - continua Strada - che il progetto che Emergency sta portando avanti in Afghanistan non è finanziato dalla cooperazione, ma ha ricevuto la 'conformità' del ministero degli Esteri, termine tecnico per dire che la Farnesina riconosce quel progetto e lo avalla, quindi non è vero che si possono tirare fuori". Sulle armi rinvenute nell'ospedale, Strada ha detto: "Non posso escluderlo, come non posso escludere che qualcuno possa entrare con una pistola in qualunque ospedale italiano".
"Emergency in Afghanistan, e soprattutto in quella regione, è un testimone scomodo di quanto fanno le forze di occupazione e una specie di governo ai danni della popolazione", continua Strada. "Siamo scomodi perché' abbiamo denunciato che veniva addirittura impedito di assistere i civili feriti nella recente campagna di attacchi dove bambini e donne sono stati colpiti duramente. Sono in molti in questa zona a partecipare all'occupazione militare, fra cui gli italiani".

Enrico Piovesan