30 aprile 2009

Ciao Ilda !

Il 27 aprile Ilda Bartoloni, ideatrice e conduttrice di TG3 Punto Donna, ci ha lasciate.
La ricordiamo per il suo impegno professionale e nel sociale sempre dalla parte delle donne.

23 aprile 2009

25 aprile 2009 - Consegna a RAWA del Premio “Onore e Dignità - E. Balducci”


La motivazione per la consegna del Premio a RAWA

RAWA (Revolutionary Association of Women of Afghanistan), l'Associazione Rivoluzionaria delle Donne d'Afghanistan, nacque nel 1977 a Kabul, in Afghanistan, come organizzazione socio-politica indipendente di donne afghane in lotta per i diritti umani e la giustizia sociale in Afghanistan. Fu fondata da un gruppo di donne intellettuali afghane guidate da Meena, assassinata nel 1987 a Quetta, in Pakistan, dagli agenti afghani dell'allora KGB, in connivenza con i fondamentalisti di Gulbuddin Hekmatyar. L'obiettivo di RAWA era coinvolgere un crescente numero di donne afghane in attività politiche e sociali volte ad ottenere diritti umani per le donne e contribuire alla lotta per la ricostituzione in Afghanistan di un governo basato su valori democratici e secolari. Nonostante l'opprimente atmosfera politica, RAWA fu ben presto coinvolta in molteplici attività in ambito socio-politico, comprendenti sia istruzione, sanità ed economia, che attività politica. Dopo l'occupazione sovietica dell'Afghanistan nel dicembre 1979, RAWA fu direttamente coinvolta nella resistenza e chiese fin dall'inizio democrazia e secolarizzazione. Nonostante gli orrori e 'oppressione politica, l'interesse per RAWA e la sua influenza crebbero e un numero crescente di attiviste di RAWA fu inviato a lavorare tra le donne rifugiate in Pakistan con attività di assistenza sanitaria, con corsi di alfabetizzazione e l’avviamento professionale. Le manifestazioni contro gli invasori sovietici e i loro alleati e, più tardi, contro i fondamentalisti, e le denunce dei loro tradimenti e dei loro crimini hanno caratterizzato le attività politiche di RAWA, con conseguenti minacce di morte per le attiviste. Con lo scopo di diffondere le proprie opinioni e i propri obiettivi e di dare alle donne afghane consapevolezza sociale e politica riguardo ai loro diritti e alle loro potenzialità, RAWA pubblica dal 1981 una rivista bilingue (persiano/pashtu), Payam-e-Zan (Messaggio delle donne). Per coloro che non parlano persiano o pashtu sono disponibili supplementi in urdu e in inglese. Dopo il rovesciamento del regime fantoccio installato dai Sovietici nel 1992, l'obiettivo principale della lotta politica di RAWA è rivolto in generale contro la politica e le atrocità dei fondamentalisti e dei talebani nei confronti del popolo afghano e, più in particolare, contro il loro atteggiamento maschilista nei riguardi delle donne. A parte le sfide politiche che RAWA deve affrontare il lavoro sociale e di conforto soprattutto alle donne e ai bambini, profondamente traumatizzati è enorme. Le attività sono purtroppo ridotte per mancanza di fondi.
Rawa vive profondi contenuti che comunica e insegna, soprattutto ai bambini/e e ai giovani: il rispetto di ogni essere umano, indipendentemente dalla lingua, religione, razza, colore; il rispetto di ogni fede religiosa e delle persone che in essa si riconoscono; il rispetto di tutti i gruppi etnici esistenti in Afghanistan, della loro lingua e cultura;della loro pari dignità; la conoscenza di altre comunità del Pianeta e la stima per tutti coloro che hanno dato la loro vita per la giustizia e la libertà, considerandoli di esempio; riconoscimento e rispetto della pari dignità della donna, in alternativa ai gruppi fondamentalisti che trattano le donne come esseri inferiori; il rispetto per tutte le persone portatrici di infermità fisica, mentale, emozionale e la promozione di buone relazioni con loro; il rispetto e la promozione dei diritti dei bambini/bambine e della loro crescita armonica. E ancora l’attenzione, la premura e la cura per la Madre Terra e tutti gli esseri viventi; l’impegno a liberarci dell’aggressività e della violenza, evitando anche tutte le situazioni che invece le sostengono e le diffondono. E ancora il rispetto al valore della vita, in concreto: l’onestà, la decenza, la semplicità, l’unità, l’amore, la pazienza, la responsabilità, il rispetto e l’aiuto agli altri, l’apertura e la comprensione delle loro idee; la serenità di tutti. E ancora: il rispetto per la propria famiglia e per quella degli altri, la dignità e la saggezza delle persone anziane appartenenti alla grande famiglia umana a cui tutti apparteniamo. Concorre sempre al bene comune con la partecipazione, il dialogo, il tributo della diversità: liberandosi dai pregiudizi, nel rispetto della libertà e della diversità di persone e gruppi, rapportando sempre giustizia e libertà. E promuove costantemente la pace, liberandosi dalle forze militari e dai fondamentalisti che ne fanno uso, a partire dall’Afghanistan, con riferimento a tutti i conflitti del Pianeta.
Sito di RAWA

20 aprile 2009

Una lettera aperta di universitari statunitensi a proposito dell’antisemitismo e degli appelli al boicottaggio di Israele


Siamo militanti per la pace di origine ebraica. Alcuni tra noi si identificano in questo modo, altri no. Ma tutti e tutte noi ci opponiamo a coloro che pretendono di parlare in nome di tutti gli ebrei o che utilizzano accuse di antisemitismo per cercare di reprimere la contestazione legittima.

Siamo rimasti indignati per le accuse contro Hermann Dierkes, un sindacalista e dirigente del Partito di sinistra (Die Linke) nella città tedesca di Duisburg. In relazione al recente attacco israeliano contro Gaza, Dierkes ha espresso l’opinione che uno dei modi con cui i Palestinesi potrebbero essere aiutati ad ottenere giustizia sarebbe quello di sostenere l’appello del Forum sociale mondiale al boicottaggio delle merci israeliane, in modo di esercitare una pressione sul governo israeliani. Dierkes è stato sottoposto su gran scala a denunce al vetriolo che lo accusano di antisemitismo e di invitare ad una ripetizione della politica di boicottaggio dei prodotti ebraici lanciata dai nazisti negli anni ‘30. Dierkes ha risposto affermando che «le parole d’ordine del FSM non hanno niente a che vedere con le campagne razziste antiebraiche di tipo nazista, ma mirano solo a cambiare la politica di oppressione dei Palestinesi esercitata dal governo israeliano».

Nessuno ha accusato Dierkes di antisemitismo per altre ragioni che non siano il sostegno al boicottaggio. E tuttavia egli è stato accusato di «puro antisemitismo» (Dieter Graumann, vice-presidente del Consiglio ebraico centrale), di pronunciare parole equivalenti a «un’esecuzione di massa sul limite di una foresta ucraina» (Achim Beer, editorialista del Westdeutsche Allgemeine Zeitung) e di fare della «propaganda nazista» (Hendrik Wuest, segretario generale della CDU).

Noi, firmatari, abbiamo punti di vista diversi sull’opportunità e l’efficacia dell’appello al boicottaggio dei prodotti israeliani. Alcuni e alcune tra noi pensano che un boicottaggio di questo tipo sia una componente essenziale di una campagna di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni che può mettere fine a 40 anni di occupazione israeliana; altri pensano che il modo migliore di esercitare una pressione sul governo israeliano sia un boicottaggio più selettivo, centrato sulle istituzioni e le aziende che sostengono l’occupazione. Ma siamo tutti d’accordo sul fatto che è essenziale esercitare una pressione sul governo israeliano se si desidera che pace e giustizia si realizzino in Medio Oriente, come pure siamo tutti d’accordo sul fatto che un appello al boicottaggio di Israele non ha niente a che vedere con la politica nazista: «Non comprate dagli ebrei».

Non è più antisemita boicottare Israele per porre fine all’occupazione di quanto non fosse anti-Bianchi boicottare il Sudafrica per porre fine all’apartheid. I movimenti per la giustizia sociale hanno spesso invitato al boicottaggio o al disinvestimento, contro il regime militare in Birmania o contro il governo del Sudan. Che siano opportuni o no, questi appelli non sono per niente discriminatori.

La violenza in Medio Oriente ha portato, in effetti, ad alcuni atti di antisemitismo in Europa. A Roma c’è stato perfino un appello al boicottaggio dei negozi appartenenti a ebrei, che è stato ampiamente e giustamente condannato. Noi deploriamo questo fanatismo. I crimini di Israele non possono essere attribuiti a tutti gli ebrei. Ma, nello stesso tempo, un boicottaggio di Israele non può essere presentato come l’equivalente di un boicottaggio dei tutti gli ebrei.

Una forma acuta e inquietante di razzismo che si sviluppa oggi in Europa è l’islamofobia e la xenofobia rivolte contro immigrati dei paesi musulmani. Dierkes è stato in primo piano tra i militanti per la difesa dei diritti degli immigrati/e, mentre alcuni di coloro che accusano tutti i critici di Israele di essere antisemiti partecipano spesso essi stessi, come il governo e lo Stato d’Israele, a queste forme di razzismo.

La Shoah è stato uno degli avvenimenti più orribili della storia contemporanea. E’ rendere disonore alle sue vittime utilizzare la sua memoria come un manganello per ridurre al silenzio quelli e quelle che criticano a giusto titolo il trattamento inqualificabile dei Palestinesi da parte di Israele.


Primi firmatari: Michael Albert, ZNet, USA; Phyllis Bennis, Institute for Policy Studies, USA; Ellen Cantarow, scrittrice, USA; Noam Chomsky, professore emerito MIT, USA; Lawrence Davidson, West Chester University, USA; Louis Kampf, professore emerito MIT, USA; Joanne Landy, Campaign for Peace & Democracy, USA; Marvin Mandell, co-editore, New Politics, USA; Stephen R. Shalom, William Paterson University, USA; Stephen Soldz, co-fondatore, Coalition for an Ethical Psychology, USA; Howard Zinn, professore emerito Boston University, USA.

(Le istituzioni sono menzionate unicamente a fini di identificazione)

Dai settimanali LA VOCE e IL TEMPO articoli su Salama Al Sagban, pacifista irachena ospitata dalle Donne in Nero di Bologna

Cliccate sulle immagini per leggere gli articoli

5 aprile 2009

Dal 4 al 6 aprile Salama al-Sagban, attivista irachena del LA’ONF, ospite delle Donne in Nero di Bologna

Dal 4 al 6 aprile sarà nostra ospite l’irachena Salama A. Ridha al-Sagban, funzionaria statale, attivista per i diritti delle donne, esponente di Al Adala Women Organization, coordinatrice a Diwanyia dal gruppo LA'ONF ( in iracheno nonviolenza) .
Si tratta di una rete di più di 160 associazioni nelle varie zone del paese che lotta per il rispetto dei diritti umani e vuole superare la logica esiziale della contrapposizione tra fazioni di carattere anche religioso e accelerare il percorso verso un'autonoma gestione del paese da parte del popolo iracheno.
Molte donne fanno parte di questa rete che si dà come obiettivo anche la partecipazione delle donne al processo di pace e di ricostruzione del paese dal punto di vista politico economico e sociale.
Salama sta facendo un tour in Italia, organizzato da Un ponte per.. ,per far conoscere la propria associazione e la rete LA'ONF, per fornire a chi la vorrà ascoltare, superando stereotipi e pregiudizi, una visione diversa da quella che abbiamo ogni giorno dai media che ci propinano solo immagini di violenza e massacri. Una visione che cancella le donne dell'Iraq facendoci immaginare un paese in cui esse sono ripiombate in una situazione di oppressione totale. C'é invece uno sforzo in atto per venire fuori dalle tenebre della guerra e di una occupazione ingiustificata ed illegale cui le donne partecipano sperando in un futuro di libertà e di pace.

Il programma degli incontri

Sabato 4 aprile

ore 16 c/o Convento di Santa Cristina,Via del Piombo 5, Bologna
Iniziativa al Centro di Documentazione delle Donne

Domenica 5 aprile

ore 16.30 via Polese 29, Bologna
Incontro con Lista civica di donne "Altra Città"

Lunedì 6 aprile

Ore 8.35 Angolo B”, registrazione intervista a Radio Città del Capo

Ore 11.30, via Peruzzi 13, Carpi
Incontro con gli studenti, le studentesse e le/i docenti
dell’ Istituto Professionale "G. Vallauri"

Ore 16 via Marconi 167, Bologna
Incontro con la CGIL provinciale e regionale unitamente alle donne della CGIL (Donne SPI, Donne CGIL, Sportello Donna)

Ore 20.30 via Canonici Renani 8 , Casalecchio di Reno
alla Casa per la Pace La Filanda, incontro con esponenti dell’amministrazione comunale, di associazioni locali e della stampa.

1 aprile 2009

Invito dell' Associazione Orlando e Donne in Nero di Bologna



L’Associazione Orlando e Donne in Nero di Bologna
vi invitano all’

Incontro con Salama A. Ridha al – Sagban attivista
per i diritti delle donne irachene


Sabato 4 aprile 2009 ore 16
Aula Magna S.Cristina
Via del Piombo 5

Kabul, tornano le leggi dei taliban. Legale lo stupro nel matrimonio


Da Repubblica.it

Secondo fonti Onu il provvedimento obbliga le donne a chiedere il permesso al consorteanche per uscire di casa o andare dal medico. E la custodia dei figli va solo a padri e nonni.
Karzai tenta così di avere dalla sua parte fondamentalisti islamici e sciiti filo-iraniani.
L'allarme della Clinton: "Paese non si sviluppa se una metà viene oppressa"

KABUL - Malgrado la presenza di personale militare e civile straniero in Afghanistan, con l'Italia incaricata della ricostruzione del sistema giuridico del Paese, il governo di Kabul ha recentemente votato una legge (non ancora pubblicata) che rappresenta un duro colpo ai diritti delle donne afgane. Secondo fonti delle Nazioni Unite, la nuova legge legalizza lo stupro del marito nei confronti della moglie, obbliga le donne a "concedersi" al marito senza opporre resistenza, vieta loro di uscire di casa, di cercare lavoro o anche di andare dal dottore senza il permesso del consorte e affida la custodia dei figli esclusivamente ai padri e ai nonni........